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In stretta continuità con il tema dell'osare, scelto per l'edizione dello scorso anno, torna dal 5 giugno il Festival "Filosofi lungo l'Oglio" che in questo 2024, in occasione della 19" edizione, ha deciso di porre il suo sguardo sul verbo "desiderare". "Desiderare - ha sottolineato Francesca Nodari, ideatrice e responsabile della direzione scientifica della manifestazione, nel corso della presentazione del festival - a ben vedere, potrebbe essere assurto ad una sorta di leitmotiv del nostro tempo. Di un presente difficile, iperconnesso, liquido, in preda alle incertezze e alle paure anestetizzate da promesse di felicità che divenfano presto illusioni o delusioni e in prestazioni trasformate in atti apparentemente discrezionali come se fossero il frutto di desideri individuali liberi".
Desiderare è la parola chiave della 19a edizione del Festival Filosofi lungo l'Oglio. Un tema che ha molto a che fare con la nostra contemporaneità, in un'epoca segnata per molti aspetti dall'appiattimento socio-culturale ed in cui uomini, donne e soprattutto i più giovani faticano a guardare al futuro. È un desiderare «nonostante tutto», come ha sottolineato l'ideatrice e direttrice scientifica Francesca Nodari, presentando la manifestazione ieri nella sala Sant'Agostino del Broletto con il consigliere provinciale delegato Filippo Ferrari e numerosi sindaci dei Comuni aderenti. «Desiderare è quanto mai problematico, in un presente "liquido", in preda alle incertezze e alle paure anestetizzate da promesse di felicità che diventano presto illusioni o delusioni. Dobbiamo chiederci se il desiderare non rischi di tradursi in un diuturno appagamento di bisogni o di pseudo desideri alimentati da un consumismo senza posa e da una cultura dell'usa e getta che investe cose e persone».
Presentato il ciclo di incontri: ruoterà attorno ad una parola chiave. Tra gli ospiti Cacciari, Recalcati, Galimberti
Domenica, 21 Aprile 2024 17:44

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Mondi digitali. Le piattaforme social non sono in grado di rimuovere il vuoto narrativo attuale Postare, mettere like, condividere amplifica il disincanto senza generare empatia e vicinanza
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