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Filosofi lungo l'Oglio è un festival che si svolge nei mesi di giugno e luglio, con appuntamenti in 2 I comuni italiani tra le province di Brescia, Bergamo e Mantova. Nato nel 2006, con soli cinque appuntamenti, si è ampliato negli anni affrontando temi esistenziali e proponendo nuove domande e risposte attraverso dibattiti e lezioni magistrali dei filosofi più importanti del panorama contemporaneo. Gli incontri si svolgono in vari luoghi suggestivi, come piazze, castelli e chiese, seguendo idealmente il corso del Fiume Oglio; tutti ruotano intorno a un tema centrale che cambia ogni anno. Unico nel suo genere, il Festival è stato insignito dell'EFFE (Europe for Festivals, Festivals for Europe) Label: un riconoscimento volto a rappresentare oltre 43 paesi europei attraverso i festival che si distinguono per l'alta qualità artistica e per il significativo impatto a livello locale, nazionale e internazionale. Ce ne parla Francesca Nodari, ideatrice, fondatrice, direttrice scientifica, vera e propria anima della manifestazione.
Quando si parla di differenza e di complementarietà tra i sessi, si teorizza una disuguaglianza di diritto e di valore. È a partire da questa premessa che Giulia Sissa affronta nella sua ultima fatica: I generi e la storia. Femminile e maschile in rivoluzione, il divenire e l'avvenire dei generi in un inarrestabile cammino verso nuove esperienze e nuovi corpi. Filo rosso dell'intero saggio è la nozione di genere lessicalizzata in ambito medico, alla fine degli anni '5o, da John Money e da Robert Stoller, che prendendo sul serio l'ipotesi di un sostrato biologico della sessualità mostrano che l'identità di genere, da un lato, non coincide con il sesso anatomico, e che, dall'altro, preesiste e resiste all'educazione. Il genere si oppone al sesso come la storia alla biologia. L'una rivela il potere patriarcale, l'altra lo trascende.
Una settimana densa di incontri per il festival Filosofi lungo l'Oglio, sul tema del «Desiderare», parola chiave dellaXIX edizione, fedele al suo spirito itinerante. Questa sera a Sarnico è prevista l'attesa lectio magistralis di una delle maggiori filosofe del nostro tempo, Danielle Cohen-Levinas.
Siamo italiani, ammesso che sappiamo bene che cosa voglia dire. Perché il modo in cui l'Italia ha raccontato e racconta se stessa è una narrazione parziale, a volte storta, o distorta: sminuisce o tace tratti di cui dovremmo andare fieri; ostenta, deformandoli, quelli che dovremmo rielaborare. Dall'antica Roma, che non era «Italia» ma si espande inglobando gli italici, fino al fascismo, dal Rinascimento, apice dello splendore italiano, al successivo declino, fino all'improvviso approdo allo Stato unitario, quello di Luigi Zoja è un «racconto del racconto» dell'Italia e degli italiani, sorta di psicanalisi di un popolo. «Narrare l'Italia» (Bollati Boringhieri, 567 pagine) è il titolo del suo libro, ricchissimo di spunti storiografici, letterari, antropologici e psicosociali, che scuote credenze consolidate e regala folgoranti illuminazioni.
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Le Video lezioni

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