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pubblicato il 23 Gennaio 2024

Amos Luzzatto - Vanità della memoria

Esplorando il labile confine tra Memoria e Ricordo con Amos Luzzato

Amos Luzzatto, scomparso nel 2020, medico, scienziato e biblista, già presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane illuminante studioso, si addentra nella complessità della "Vanità della memoria", scrutando il sottile confine tra il ricordo e la memoria. Nel suo approccio, parte dalla radice trilittera ebraica ZKR, cercando di gettare luce su ciò che distingue l'allusione episodica dalla concatenazione di fatti che popolano le "stanze" della nostra memoria. Memoria che ordina, divide, conserva, elimina quanto ha immagazzinato. Ma la memoria è anche legata al materiale sul quale sono state impresse informazioni ritenute dalla nostra mente. Unisciti a Noi in questo viaggio nella Memoria: fai clic sul link per l'intera videolezione di Amos Luzzato: un suo straordinario intervento preso dall’archivio della Fondazione Filosofi lungo l’Oglio.

Amos Luzzatto, medico, scienziato e biblista, già presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e direttore della «Rassegna mensile di Israele» nonché presidente della comunità ebraica di Venezia e, fino alla sua scomparsa nel 2020, membro della Giuria del «Premio Internazionale di Filosofia/Filosofi lungo l’Oglio. Un libro per il presente».

C’è un abile confine tra memoria e ricordo, Luzzato tenta un accostamento a partire dalla radice trilittera ebraica ZKR per cercare di comprendere e far comprendere ciò che distingue l’allusione per così dire episodica da una concatenazione di fatti che sono chiamati a riempire le «stanze» della nostra memoria. Memoria che ordina, divide, conserva, elimina quanto ha immagazzinato quasi avesse le funzioni di una segreteria. Ma la memoria è anche legata al materiale sul quale sono state impresse informazioni ritenute dalla nostra mente. Di qui il riferimento che Amos Luzzatto fa alle tavole della legge scritte sulla pietra. Solo apparentemente al sicuro, tuttavia, poiché la forza con la quale Mosè ruppe le tavole dopo l’episodio del vitello d’oro e la violenza di chi le trafugò dopo molti secoli possono rendere vulnerabile anche ciò che è vergato su una superficie così solida. Di pietra torna a parlare ancora la Bibbia a proposito del sogno di Giacobbe (Gen 28, 11). Ma perché di essa non v’è più traccia nella nostra memoria collettiva, mentre del sogno del Patriarca sì? Risiede in questo interrogativo, a nostro parere, il punto cruciale del saggio dell’Autore: il riferimento all’ortoprassi, alla Torà orale come migliore risposta alla Torà scritta, il richiamo al «faremo e ascolteremo» dell’Esodo (24,7) diventano man mano i pilastri da cui partire per cercare di suggerire una risposta al che cos’è del fare memoria. Di più, per cercare di districarsi dai possibili sconfinamenti di ciò che si rammenta nell’oblio paragonato all’acqua passata di cui si parla in Giobbe (11,6) o nel pascolo di vento del Qohelet. In maniera illuminante Luzzatto ci ricorda che «re’ut significa anche volontà».

Bibliografia:

  • A proposito di laicità dal punto di vista ebraico, Effatà editrice, Cantalupa (To) 2008

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