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Venerdì, 15 Luglio 2016 01:55

Quell'amare «senza perché» poco... amato dalle autorità L'esempio dei mistici nella lezione di Marco Vannini. Oggi Bodei, poi gli ultimi tre incontri

Marco Vannini Marco Vannini

SONCINO. Santa Maria delle Grazie a Sonino, tempio del Rinascimento, cantato dalla scuola dei Campi, circondato da una campagna fresca, l'altra sera, a un chilometro dall'Oglio, ascoltava le parole di un pensatore della mistica medievale, quel Marco Vannini che misticamente si è messo tutto il calore rappreso nella chiesa e l'ha espresso, di tanto in tanto, in un sospiro toscaneggiante, prendendo fiato per l'impegno di una lezione dal titolo dogmatico, «Senza perché»: un titolo con poco ossigeno per avvicinarsi al culmine del concetto di Gratuità.

È stato questo il termine chiave dell'undicesimo Festival dei Filosofi lungo l'Oglio, ormai in dirittura d'arrivo con una volata di quattro leader: Remo Bodei con il nostro direttore Nunzia Vallini, questa sera, giovedì, alla cascina Le Vittorie di Villachiara (via Vittorie 11); Salvatore Natoli domani a Maclodio (Centro sportivo, via Molino Emili); il cardinale Francesco Coccopalmerio sabato a Rovato (piazzetta Zenucchini); Maria Rita Parsi domenica a Orzivecchi (Palazzo Martinengo 15).

Da una poesia di Silesius. Francesca Nodari fa gli onori di casa, molta gente, qualcuno arriva con il casco della moto, la suora in bianco della Beata Cerioli scivola via quasi per non disturbare e don Mario viene ringraziato. Il titolo della riflessione, «Senza perché», viene ricavato dalla poesia tedesca di un pensatore del XVII secolo, Angelus Silesius, quando scrive: «L'essenza fiorisce perché fiorisce, la bellezza di una rosa è senza perché». Un contemporaneo lo segue, prendendosi il sole a prestito: «Il sole splende perché deve splendere...». Il prof. Vannini evoca il Nuovo Testamento: «Ciò che è essenziale è evangelico». Schopenauer, poco incline a coltivare simpatie cristiano-cattoliche, sostiene che l'unico vero peccato è l'appropriazione: Adamo pecca non per aver mangiato la mela ma per essersene appropriato. Marco Vannini veste di femmina la primitiva ispirazione al «Senza perché», al «Sans pourquoi» che fu, secondo lui, della proprietà mistica di Margherita, eretica del Trecento ingiustamente bruciata viva e poi rivalutata dal cattolicesimo. Per lei l'anima è libera poiché non rende conto a nessuno della sua libertà, essendo priva di un fine, di un interesse che non sia la pura e nobile anima per se stessa, indipendente perfino da Dio. In Italia, lacopone da Todi, mistico umbro, accede al suo «senza perché». L'amore, dice, deve essere senza perché e il Cantico dei Cantici, nella Bibbia, l'irraggiungibile libro dell'amore, secondo San Bernardo di Chiaravalle, raggiunge lo stesso «senza perché» quando afferma che «io amo perché amo». Questo amare senza perché, ricorda Vannini, non fu troppo amato dalle autorità, poiché sottraeva a un giudizio sul bene

e sul male, portava la mistica nella storia e risarciva da coloro che avevano distinto, così perfettamente, il bene dal male, giudicando con colpi di falce l'uno dall'altro, eliminando la presenza delle circostanze nel tempo, le attenuanti e il contesto diremmo noi. Senza perché e senza fortuna. Ancora nel Vangelo, riprende Marco Vannini, Gesù dirà: «Nessuno è buono, solo Dio...». Questo «Senza perché» scelto da Vannini, in fondo, ci avvantaggia nel cammino verso la Gratuità. Basterebbe pronunciarlo e arrenderci ad «esercizi spirituali», recitando subito e per mille volte «senza perché», un poco, lasciandoci andare. Il resto lo porterebbe in dono l'estensione plastica della nostra miseria, così dolorosa e insostituibile: senza perché.

Gratuità diretta. La voce, il pensiero di Vannini sale sulla navata, copre i santi e le scene religiose dei Campi, rinfresca colori che da qualche parte si vanno sbiadendo e dimostra come la mistica diventi il colore, il tocco artistico-spirituale della vita, ricongiunga, in una gratuità diretta e assente finalmente? di razionalità e irrazionalità, l'apice di una fede incarnata in silenzi o in pochissime parole.

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