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Venerdì, 17 Giugno 2016 00:50

Caselli sale in cattedra tra Italia e «antimafia»

Al fianco del magistrato anche il presidente Coldiretti Prandini e il consigliere regionale Girelli

Prima della filosofia, il folklore: intorno alle 21 coro degli alpini sul palco in formazione compatta, «Quel Mazzolin di fiori» a polmoni spianati, profumo di campagna, le ultime luci a sciogliersi sullo sfondo dell'azienda agricola Le Vittorie di Villachiara, sesto approdo del peregrinaggio culturale dei «Filosofi lungo l'Oglio», rassegna diretta da Francesca Nodari. Sbrigati i convenevoli canori (inno di Mameli compreso) e i saluti istituzionali di rito, a declinare la parola chiave della «gratuità» - leitmotiv di quest'undicesima edizione - è salito in cattedra Giancarlo Caselli, fra gli ospiti più attesi di quest'anno. Al suo fianco oltre alla Nodari, anche il presidente Coldiretti Brescia e Lombardia Ettore Prandini e il presidente della commissione regionale antimafia Gianni Girelli. Proprio la Nodari ha tracciato per prima

il filo rosso tra la parola chiave del festival e l'ospite della serata, citando direttamente un passaggio del suo ultimo libro intitolato appunto «Nient'altro che la verità»: «La scorta ti può salvare la vita, a me l'ha salvata tante volte: infinita è la mia gratitudine».

Assist servito, Caselli subito al punto della questione. La sua definizione è perentoria: «Per la mia esperienza di quasi mezzo secolo - ha esordito -, la gratuità è l'interfaccia della ricerca costante di operare esclusivamente rispondendo alla propria coscienza e alla legge, sganciati da qualunque potentato economico, politico, culturale, col solo obiettivo di fare qualcosa di veramente utile per gli altri».

Quindi l'ex magistrato (classe 1939, originario di Alessandria) ha subito esplorato anche il rovescio della medaglia, esplorando il lato oscuro della gratuità. Dell'operare in coscienza. Storie italiane fosche, dagli anni 70 a Torino alla strage di Capaci, dalla lotta ai reati di terrorismo a Totò Riina, Caselli c'era ed era in prima linea a lottare con il coltello fra i denti per opporsi. Per dire no. «Eppure mi chiamavano comunista, fascista, mafioso, una volta qualcuno scrisse addirittura "Caselli ti ruberemo la salma". Successe anche a Falcone - ha ricordato -: venne cacciato da Palermo mentre stava sconfiggendo la mafia».

ECCOLA L'ALTRA FACCIA dellagratuità: agire nella legalitàper il bene comune e ottenerein cambio la calunnia, laminaccia, il veleno. Che peraltrosono storicamente tra learmi preferite dai sistemi mafiosi.Caselli approfondisce ilconcetto: «La forza della mafiasta nell'organizzazione internama anche e soprattuttoabita fuori da sé stessa: stanella nostra indifferenza, nelnegazionismo, nell'affermare,come hanno fatto in molti,che la mafia è una culturama non è un delitto». Manemmeno una croce da portaresulle spalle passivamente,sprofondando negli stereotipie nei luoghi comuni. Perchécome ha ricordato Caselli aprendo uno spiraglio di luceal termine del suo intervento,«ricordiamoci che non siamosolo il Paese della mafiama siamo anche il Paesedell'antimafia, il nostro fioreall'occhiello: un modello pergli altri Paesi europei». "

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