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Lunedì, 24 Aprile 2017 23:31

Guardare e toccare, prego!

Geronimo filosofia
Martedì 25 aprile 2017 alle 11:35
Replica alle 23:33
Replica sabato 29 aprile 2017 alle 09:00

Oggi ci occupiamo di quello che per Aristotele era il più filosofico dei sensi, il tatto, in quanto prioritario ai pragmata, ossia le cose, gli oggetti. [De anima 422-423] Attraverso il tatto infatti la psyché individua le cose come identiche a sé e toccando il particolare identifica l'universale. Che anche leggere, studiare, apprendere, sia una forma silenziosa di contatto?

Il tema, “toccare”, è quello scelto per la XII edizione del Festival “Filosofi lungo l'Oglio” che ogni anno propone ai relatori un tema da declinare secondo le proprie competenze.

Sulla questione si è già soffermato ampiamente Jean-Luc Nancy, che sul tema ha scritto molte pagine al punto che Jacques Derrida, nel 2000, dedicò a sua volta un testo corposo all'elaborazione del pensiero del più giovane collega e amico, intitolato proprio Le toucher, Jean-Luc Nancy (Paris, Galilée, 2000). A differenza di quanto la tradizione filosofica abbia sostenuto nel ritenere pensiero e realtà categorie separate, Nancy ritiene che il pensiero sia intimamente legato alla realtà in virtù del suo toccare. Il toccare del pensiero ha a che fare con la sua natura estatica, con il suo alienarsi da sé per esprimere il senso stesso delle cose. Che il pensiero tocchi significa che ogniqualvolta si pensa, si pensa qualcosa, la si tocca, anzi, la si sfiora.

Ne parliamo con la filosofa Francesca Rigotti che si sta occupando, in questo contesto, della similitudine nel rapporto tra amore e conoscenza attraverso l'idea della trasmissione, tradizione del sapere di tipo amoroso.

Per un’indicazione bibliografica ricordiamo i titoli citati in trasmissione, ossia Essere singolare plurale, di Jean Luc Nancy, in cui l’autore rivolge il proprio sguardo alla costituzione stessa della realtà - nella sua configurazione insieme singolare e plurale appunto. Lo pubblica Einaudi. E ancora, Corpus, edito da Cronopio, che enumera i modi in cui la religione occidentale si è impegnata a sacrificare quel corpo che pure ha inventato: il corpo sottomesso al senso, allo spirito, corpo come incarnazione, quei corpi che per Nancy sono "l'atto stesso dell'esistere, l'essere". Il libro, pur incentrato su Nancy, ne mette a confronto la scrittura con le tesi classiche in numerose digressioni che muovono da Aristotele per toccare Descartes e S. Giovanni della Croce, il Nuovo Testamento e Kant, Husserl e Merleau-Ponty, Lévinas e Heidegger.

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