E' percorsa da un interrogativo costante e urgente l'ultimo lavoro di Massimiliano Valerii, direttore del Censis e fine saggista, Le ciliegie di Hegel: a cosa serve la libertà se il progetto della modernità dichiara bancarotta? Secondo l'autore questo dubbio è il virus in cui le democrazie si logoreranno nei prossimi decenni.
Viviamo in un presente triste, angosciato, quasi pietrificato. Urge l'intervento di un nuovo Perseo che tagli la testa della Medusa e trasformi come narra Ovidio le serpi in coralli. È uno degli imperativi questo che scaturisce dal nuovo saggio di Isabella Guanzini: la studiosa mostra un'acuta capacità d'indagine del nostro presente muovendo da una farmacologia negativa, alla Derrida, per giungere alla sua messa in discussione.
In quali termini è possibile stabilire un rapporto con la realtà oggettiva del tempo, senza essere condizionati dalla propria esperienza soggettiva? Come può il tempo scandire così intimamente ogni attimo della nostra esistenza, pur restando al di fuori di essa, nella sua irriducibile «alterità trascendente»?Sono questi gli interrogativi fondamentali, dai quali prende avvio il saggio di Emmanuel Levinas, intitolato Il tempo e l'altro, recentemente riproposto dalla casa editrice Mimesis, in una nuova edizione che si avvale di una preziosa e illuminante postfazione a cura di Francesca NodariAl volume raccoglie i testi di quattro conferenze, tenute tra il 1946 e il 1947, durante il primo annodi insegnamento al Collège Philosophique di Parigi, in cui il pensatore franco-lituano anticipa i risultati filosofici che saranno al centro delle opere successive, a partire da Totalità e Infinito, e che costituiranno l'orditura concettuale di tutto il suo pensiero. L'obiettivo dichiarato in questo volume è quello dimettere in discussione l'impianto tradizionale dell'ontologia occidentale, ritenuta incapace di salvaguardare l'intima identità del soggetto, da un lato, e la necessaria apertura all'evento dell'alterità, dall'altro.
Discernere la presenza di Dio che si manifesta quasi impercettibilmente, così insegna il messaggio del libro biblico I Re 19,12. È la divina `voce di silenzio sottile' percepita, fra tanti frastuoni, dal profeta Elia.
Si è rotto il patto tra le cose e le parole. La parola oggi non gode di buona salute. Ridotta a chiacchiera e barattata come merce qualunque ci chiede di abbassare il volume, di tornare al rigore, di ricongiungersi alle cose. È a partire da questo avvertimento che si snoda il libro di Ivano Dionigi, Benedetta parola. La rivincita del tempo, da poco edito da il Mulino.
Quale può essere la risposta alla questione sul senso incondizionato dell'umano in un mondo dove le relazioni sono se va bene di superficie, i non luoghi come le non cose si moltiplicano, il senso di rancore, di rabbia ma anche di spaesamento e di paura diventano il menù quotidiano, le minacce del nucleare tornano, gli orrori delle guerre ci lasciano attoniti e impotenti? Basterebbe, forse, chiuderci in noi stessi?
Dopo più trent'anni dall'edizione italiana del 1987, è uscito in nuova veste Il Tempo e l'Altro (Sesto San Giovanni, Mimesis Edizioni, 2022, pagine 164, curo 12) di Emmanuel Lévinas: accompagnata dal bel commento di Francesca Nodari, vengono con essa restituiti i presupposti, le domande e le implicazioni di un'elaborazione teorica tra le più importanti del Novecento.
Oggi rincorriamo le informazioni senza approdare ad un sapere. Prendiamo nota di tutto senza fare esperienza. Salviamo quantità immani di dati senza far risuonare ricordi. Accumuliamo amici senza mai incontrare l'Altro. È a partire da queste considerazioni che si sviluppa l'ultima fatica di uno dei più originali e acuti filosofi viventi, Byung-Chul Han.