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Isabella Guanzini

Pratiche della gioia: etica, politica e teologia


«La gioia è il sentimento etico per eccellenza, che si traduce in vera creatività e autentica socialità. La santità risiede nella fedeltà al proprio desiderio, nel perseverare la propria chiamata, generando la gioia più sublime. Questa connessione tra santità e gioia rivela l'essenza più autentica di chi siamo, un aspetto spesso trascurato nei nostri curriculum, eppure il più rivelatore della nostra vera natura».


Isabella Guanzini, filosofa e teologa, esplora la gioia come forma di osare. Parlare della gioia, oggi, significa parlare di qualcosa che non c’è o che fatica a essere detto e, soprattutto, a essere vissuto. Per interrogarsi sulla possibilità di un discorso filosofico sulla gioia in un tempo di crisi, occorre comprendere l’elemento di protesta che si iscrive in esso, per mostrarne gli effetti emancipativi.

Parlare della gioia, oggi, significa parlare di qualcosa che non c’è o che fatica a essere detto e, soprattutto, a essere vissuto. Per interrogarsi sulla possibilità di un discorso filosofico sulla gioia in un tempo di crisi, occorre comprendere l’elemento di protesta che si iscrive in esso, per mostrarne gli effetti emancipativi. La gioia può infatti rappresentare un gesto di resistenza e di protesta contro il regime malinconico che stiamo patendo, come singoli, ma anche come collettività. Essa, infatti, corrisponde a una potenza che libera dalla soggezione e dall’oppressione del chiuso e nomina la possibilità di una vita che resta in contatto con ciò che può davvero essere. Perché la gioia nomina il passaggio da una vita come condizione alla vita come vocazione, in cui ciò che è dato si trasforma in qualcosa di desiderato.

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