L'invidia del grembo

Giovedì 30 Novembre 2023 | 20:30
LONATO - Rocca di Lonato del Garda - Padiglione Eventi
Maria Rita Parsi
LA CULTURA DELLE DONNE E IL RECUPERO DELLA DEA OFFESA
Il femminismo, come ogni avanguardia del pensiero e dei sentimenti, nasce e muore per dare sostanza e vita, poi, alla Cultura della Donne, ovvero a quei riferimenti: storici, sociali, legali, spirituali; a quelle radici in forza delle quali sono diventa realtà, consistenti e stabili, il cambiamento delle donne, la loro crescita, la loro emancipazione, la loro liberazione e il rifiuto della violenza , della sopraffazione, della svalutazione, insite nella cultura maschilista. I valori e la cultura delle donne altro non sono, poi, che il terreno fecondo sul quale potrà, negli anni a venire, radicarsi e fiorire sempre di più la Cultura dell' Infanzia. Una Cultura dell'Unità delle Origini"; dell'essere nati e dell'essere stati "comunque" bambini, maschi e femmine; d'essere "comunque" partiti dal medesimo luogo, nati dal grembo di una donna; di avere attraversato l'infanzia e l'adolescenza ed ogni prova che tale attraversamento comporta; di portare, da adulti, quel "Bambina-o interiore" chiuso dentro ciascuno di noi (maschi e femmine) e di doverne tenere conto per edificare una società pacifica, multietnica, multiculturale, libera, creativa e, a "misura di bambino": del bambino dentro di noi e dei bambini intorno a noi. È proprio del femminile, sua caratteristica, suo naturale orientamento, mettere al centro i valori della vita. Anzitutto vivere ed amare e, poi, custodire, conservare, coltivare, accudire, sostenere, creare attenzione, consenso, cura intorno a tutto ciò che viene concepito, si sviluppa, nasce e deve crescere: così nel corpo come nella mente. E, ancora è propensione delle donne loro innata disposizione, dare fiducia alle emozioni, sostanza all'anima. Si tratta di "un'azione culturale", dentro e fuori le famiglie, tra le pareti domestiche e nel sociale, iniziata dalle donne e ancora in atto, proprio grazie alle donne e ai loro movimenti di opinione, alla loro presenza in politica, nei sindacati, nel mondo della cultura, dell'arte, dell'economia, del pensiero. Si tratta di un progetto che potrà realizzarsi solo con il loro consenso, con l'efficacia del loro pensiero. Solo con la loro decisiva presenza. Le donne debbono esserci, contare, esprimersi. Non debbono tacere sui problemi fondamentali della vita, della politica, della cultura, dell'arte, della fede. Debbono intervenire per dire "no" alla cultura della violenza e della morte. Quel no alla violenza costituisce il nucleo originale del loro modo di essere e di ogni speciale filtro che le bambine e i bambini da loro cresciuti ed educati utilizzeranno per guardare, nel microcosmo come nel macrocosmo, le vie del mondo. Infatti, le donne, in tutto il mondo, accudiscono e crescono i loro figli, li curano sin dalla nascita, li seguono e li assistono nei primi anni di vita e, nella stragrande maggioranza dei casi, li accompagnano, con la loro presenza ed il loro consiglio, fino all'adolescenza piena; le donne, in tutto il mondo, costituiscono più del 70% del personale insegnante e/o addetto all'educazione scolastica e all'assistenza sanitaria dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze fino alla loro piena adolescenza. Le donne, dunque, devono comprendere, fino in fondo, il valore e l'importanza e la responsabilità che deriva da tutto questo. Le donne debbono comprendere che il loro "no" contro la violenza, i soprusi, le ingiustizie, la morte è decisivo; che il loro "si" alla politica dei sentimenti, della trasformazione, della crescita, della vita è rivoluzionario se lo sapranno, individualmente e/o tutte insieme, pronunciare. Una società moderna, umana, pacifica; una società definitivamente affrancata dall'incubo della distruzione, della guerra, del sistematico sfruttamento dell'uomo sull'uomo; della sfida distruttiva, dello sterminio ideologico, della violenza diffusa e irrefrenabile (un incubo sempre presente e paranoicamente rinforzato nelle società "a gestione maschile" di tutto il mondo), dovrà, per essere tale, vedere le donne attive, consapevoli, coscienti, in "primo piano" sia nella vita pubblica che in quella privata. Le donne (e i bambini) sono l'attuale "classe operaia del mondo". Dai dati Unicef risulta, infatti, che sono le donne a svolgere i due terzi del lavoro che si fa nel mondo e che, per quel lavoro, ricevono un decimo del reddito mondiale e possiedono un centesimo dei beni disponibili. E a questo sfruttamento si aggiunge, quello del non poter accedere al conforto e al sostegno della cultura attraverso la scolarizzazione (1 bambino su 4 è privo d’accesso all’istruzione primaria nei paesi più poveri, di cui sono 129 milioni le bambine senza accesso alla scuola). Senza un "nuovo contratto sociale" che cancelli l'infamia di questi dati, nessuna autorità, rispettosa e stabile, può essere concepita e durare. Alle donne, a loro e soltanto a loro, toccherà, soprattutto, il compito di rivoluzionare la filosofia del diritto finora concepita dagli uomini, in nome del rispetto di ciò che è "primario" in quanto è vita che dà "origine alla vita". Le donne danno vita alla vita e, pertanto, la loro libertà, il rispetto "sacrale" della loro integrità fisica e psichica, è la sola garanzia del futuro possibile per l'Umanità. Infatti, la dea offesa, la Dea violata che si fa violenta è, per gli uomini, per "i figli delle dee" e per la società tutta, l'origine di ogni anomia, separazione, disgregazione, dispersione, disperazione, sfiducia, assenza di speranza e di futuro. Se le donne diranno "no" alla violenza , se esse riprenderanno in mano il gomitolo d'Arianna, il filo del quale permette all'uomo di entrare nel labirinto, affrontare e distruggere il "minotauro" della violenza e tornare vivo, indietro, famiglie non saranno più trappole; le coppie non saranno più gabbie. E la società cambierà alle radici solo se le donne continueranno a coltivare e ad espandere la consapevolezza di sé, individuale e collettiva; se esse sapranno battersi per conservare l'intimità delle loro case, del loro essere centro e cuore della vita familiare ed esigere, anche con la forza della legge, con la sostanza delle loro scelte culturali , che tutto questo si armonizzi con il pubblico esercizio del lavoro, della politica, dell'operatività culturale. I figli delle donne renderanno felici la donne se le madri da cui sono stati allevati avranno saputo ( insieme agli uomini, con gli uomini, se possibile!) esigere una società "a misura e rispettosa" della differenza tra i sessi. La differenza tra uomini e donne deve poter dare alle donne (e agli uomini) la possibilità di realizzarsi e di contare, nella famiglia e nella società, in ragione e tenendo conto del loro modo di essere fisico e psichico, della loro identità sessuale, dei loro bisogni, dei loro obiettivi. Uomini e donne, donne ed uomini, debbono essere messi in condizione di conoscere se stessi e di conoscersi; di scegliere il proprio stile di vita, il proprio lavoro, i propri equilibri di coppia e familiari, individuando gli strumenti scientifici, culturali, sociali ed umani atti a creare queste condizioni ed avendo "pari opportunità" per realizzarle. Laddove, pertanto, non esiste una politica economica che preveda il sostegno, la tutela, l'attenzione "proprio" al lavoro delle donne, alla loro presenza attiva, "a tutto campo", nella società, armonizzando tale operatività con la loro condizione di creatrici di vita e con il loro ruolo familiare; laddove la violenza fisica e psichica nei confronti delle donne sia tollerata e ,perfino, alimentata in modo subdolo; laddove non si progetti un diverso futuro della famiglia nel quale le responsabilità, i "carichi" e gli impegni, dentro e fuori casa, con e per i figli, siano equamente distribuiti tra uomini e donne, non c'è futuro per la società del mondo. Se non come fallimentare ripetersidi un passato chenon garantisce, a tutt'oggi, la dignità di un futuroumanamente accettabile, armonico, pacifico In tal senso, vanno rilette le scelte di solitudine che, pure, si moltiplicano tra le donne; in tal senso vanno lette le tante rinunce alla maternità o le numerose ripulse a concepire dei figli con un partner, per ricercare la vita affidandosi magari al freddo abbraccio di una provetta, che la consapevolezza di essere "comunque" sole, suggerisce ad alcune di loro.
Ma le donne non possono e non debbono sperare che la realizzazione di una società, "rispettosa della differenza di genere sessuale" e, soprattutto, a misura di una cambiamento che le veda, in primo piano e, con loro, i bambini, avverrà per volontà degli uomini e dei loro governi. Le donne debbono capire, sapere, accettare che la realizzazione, in senso lato, di un diverso futuro per questo pianeta in crisi, per l'intero mondo e, s'intende, per la Nazione, per il Paese, per la Società piccola o grande nella quale essi vivono, passa necessariamente per le loro manie che mai comeora eche ora, per l'ultima volta, quello che le donne faranno, entrando e rimanendo "in massa" nella società, nella politica (senza, però, lasciare che le famiglie marciscano; senza rinunciare e dare vita alla vita!), sarà decisivo. Per tutti. Non si tratta, nel far questo, di negare agli uomini, né di metterli da parte, né di castrarli, né di togliere loro un potere che, peraltro nei secoli, li ha soltanto resi schiavi. Si tratta >"semplicemente" e "ad oltranza" di realizzarsi come donne, come madri, come lavoratrici, come pensatrici, come politiche, come artiste, come creatrici di vita e di cultura. Si tratta di dare a se stesse (ottenendole con la lotta, se necessario!), quelle "pari opportunità" che, assai spesso, vengono negate alle donne ma che le donne, assai spesso, negano a loro stesse per condizionamento culturale, per psichica induzione all'asservimento. I "rapporti a due", del resto, nascono solo dopo che il rapporto con se stessi ha preso corpo e si è realizzato. E non esiste libertà che si possa esigere dagli altri se prima non la si è conquistata "dentro di sé"; se non ci si è confrontati e se non ci si continua, quotidianamente, a confrontare, con la schiavitù delle proprie paure, dei propri limiti, delle proprie frustrazioni, per superarle! Le coppie si formano e possono dirsi tali se ci sono due persone autonome che, amandosi, sono in grado di condividere l'esperienza del quotidiano e di rispettarsi con l'obiettivo comune di conoscersi vicendevolmente e di vivere in modo paritario. Con fiducia, lealtà, libertà. Nessuna violenza, nessuna sottomissione è possibile in simili coppie. Nessuna famiglia di "perseguitati" e di "persecutori"; nessun lager della psiche; nessuna gabbia, nessuna trappola, nessun equivoco, nessuno scenario di violenza, dominio, costrizione può nascere da un incontro, passionale e consapevole , "tra pari". Se una donna può edificare con un uomo una coppia così fatta, l'equilibrio del suo cuore e del suo corpo, l'equilibrio del cuore e del corpo di lui, sono garantiti. E garantiti sono i figli e garantita è la società che, nel tempo, si struttura avendo quale riferimento non "creature di sabbia ma "creature di anima". Creature di sole. Creature di luce.
Maria Rita Parsi
NO VIOLENCE
MANIFESTO SULL'EDUCAZIONE SENTIMENTALE ALLA NON VIOLENZA
"La vita è un dolore che non passa mai, la vita è un piacere che non passa mai". - (Anonimo)
I sentimenti degli esseri umani vanno educati come la loro mente.
L'educazione sentimentale aiuta a "sentire" (e a non fingere e/o rappresentare) le emozioni, consente di accettare e gestire la forza dei sentimenti e delle passioni canalizzandone e finalizzandone costruttivamente le energie; l'educazione sentimentale favorisce ogni esperienza purché compiuta nel rispetto di se stessi e degli altri; insegna a non giudicare secondo schemi prestabiliti, valori astratti, utilitaristiche opinioni di parte. L'educazione sentimentale alla "non violenza" è basata sul dialogo, sul confronto, sulla ricerca, sulla progettualità e va utilizzata in ogni situazione: a scuola, in famiglia, sul lavoro, in politica, nella fede.
Riguarda ogni aspetto della vita, ogni contatto con se stessi e con gli altri. Chi è educato sentimentalmente non minaccia. Non accetta la violenza e l'omertà, non consente sopraffazioni, non rinnega la libertà. Rispetta le opinioni e i valori altrui, crede nella legge.
Chi è educato sentimentalmente pratica l'amicizia, la solidarietà, l'alleanza; ha dignità, tiene conto dell'altro, non ne violerebbe mai l'opinione o la decisione , non ne offenderebbe mai l'esigenza e la libertà. Non abuserebbe né del corpo , né della mente, né dell'immaginario di un altro. Chi è educato sentimentalmente integra l'amore con il sesso, il piacere e il desiderio con rispetto della volontà e dell'accettazione altrui. Non si vergogna né dei sentimenti, né dei pensieri, né del corpo e delle sue esigenze. Sa che non esistono "peccati" se ciascuno assume le proprie responsabilità e, soprattutto, se è messo in condizione di farlo.
Chi è educato sentimentalmente non accetta di sottomettersi: non è né schiavo, né padrone. Per lui gli altri sono soltanto compagni di viaggio per amore.
Chi è educato sentimentalmente ha rispetto del ruolo familiare ,lavorativo, sociale che detiene e, nello stesso modo, rispetta e si confronta con i ruoli degli altri.
Chi è educato sentimentalmente ha fiducia nella speranza. E' flessibile ma non fragile, è esperto ma non diffidente. Aspira all'Armonia, al Bene, alla Bellezza, all'Amore.
L'educazione sentimentale è educazione all'Amore:
e
- L'amore non conosce "diversità", non discrimina, non nega, non distrugge.
- L'amore non è "a condizione che" l'altro sia come lo desideriamo.
- L'amore permette di esistere. E' libertà dalla paura, dalla solitudine, dalla morte.
- L'amore è identità.
MARIA RITA PARSI
Maria Rita Parsi svolge da anni un’intensa attività didattica e di formazione come psicologa e psicoterapeuta presso Università, Istituti specializzanti e Associazioni private. Ha fondato e dirige la SIPA (Scuola Italiana di Psicoanimazione) e ha dato vita alla Fondazione Movimento Bambino Onlus, ora Fondazione Fabbrica della Pace e Movimento Bambino Onlus, istituzione culturale nazionale ed internazionale per la tutela giuridica e sociale dei bambini, per la diffusione della Cultura per l’Infanzia, per la formazione dei formatori. Nel 2012 viene eletta al Comitato ONU per i Diritti del Fanciullo, organismo con sede a Ginevra che ha il compito di verificare che tutti gli Stati aderenti alla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti del Bambino ne rispettino gli obblighi. Dal 2016 è Membro della Consulta Femminile del Pontificio Consiglio della Cultura, presieduta da S. Em. Cardinal Gianfranco Ravasi. È coordinatrice e didatta presso la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia ad orientamento umanistico: Psicoumanitas dal 2008 ad oggi. È stata insignita dal Presidente della Repubblica del titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica. Scrive su quotidiani («Il Giorno», «Il Messaggero», «Il Resto del Carlino», «La Nazione»), periodici («Oggi», «Confidenze») e riviste anche specializzate («Riza Psicosomatica», «Educare 0-3»). È vicepresidente della giuria del Premio Internazionale di Filosofia/Filosofi lungo l’Oglio. Un libro per il presente.
Ha pubblicato molte opere tra saggi, romanzi e ricerche. Per Mondadori ricordiamo: Fragile come un maschio, Mondadori 2000; Amori imperfetti.Come si impara ad amare storia dopo storia, Mondadori 2004; Amarli non basta. Come comprendere il linguaggio misterioso dei nostri figli e riuscire a comunicare con loro (con A. Gangeri), Mondadori 2015; Se non ti amo più. Quando lasciarsi diventa una risorsa per i figli, Mondadori 2017. Tra le altre numerose opere citiamo: La felicità al tempo delle escort, a cura di F. Nodari, Massetti Rodella 2011; Manifesto della psicologia umanistica ed esistenziale. Guida alla scelta di un percorso terapeutico (con M. Mastropaolo), Franco Angeli 2014; Maladolescenza. Quello che i figli non dicono (con M. Campanella), Piemme 2014; I maschi son così. Penelope si è stancata, Piemme 2016; Generazione H. Comprendere e riconnettersi con gli adolescenti sperduti nel web tra Blue whale, Hikikomori e sexting (con M. Campanella), Piemme 2017; Felici si può, con un’intervista di F. Nodari, Pagine 2018; Manifesto contro il potere distruttivo. Perché troppo spesso il governo delle famiglie e delle nazioni è in mano a chi rappresenta la parte peggiore o malata di noi (con S. Giannella), Chiarelettere 2019; Stepan detto Jesus, il figlio. Il romanzo dei bambini che vengono al mondo per salvarlo e per salvare i loro genitori, Salani 2020.
Caratteristiche dell'evento
Inizio evento | Giovedì 30 Novembre 2023 | 20:30 |
Info | L’ingresso alla manifestazione è libero fino ad esaurimento posti. |
Luogo | LONATO - Rocca di Lonato del Garda - Padiglione Eventi |